La codipedenza affettiva è quando, in una relazione, l’equilibrio tra il desiderio di stare con il partner e il bisogno di individualità viene a mancare perché uno dei due soggetti coinvolti sente di dover “salvare” l’altro in quanto bisognoso di aiuto.
Il codipendente mette in atto delle dinamiche similari alla tossicodipendenza poiché la relazione tossica con il partner assume un ruolo centrale nella vita e nei pensieri del soggetto che pianificherà la quotidianità in funzione dell’altro, esattamente come avviene nella vita di uno schiavo della droga per la sostanza.
Chi è il codipendente affettivo?
Il profilo psicologico del codipendente affettivo si può distinguere per:
Il soggetto bisognevole spesso è una persona con:
La triangolazione dei ruoli
E’ da notare che in questo tipo di relazione disfunzionale esistono tre ruoli che vengono assunti dai soggetti coinvolti: vittima, salvatore e persecutore.
I ruoli sopracitati vengono ciclicamente alternati creando una triangolazione tipica delle dinamiche di un rapporto codipendente.
Alle origini del rapporto il codipendente affettivo assume il ruolo del salvatore mentre il partner bisognoso assume il ruolo della vittima, successivamente quest’ultimo diventa il persecutore e di conseguenza l’altro la vittima.
In tempi successivi ci sarà un’inversione dei ruoli che porterà il partner codipendente ad assumere il ruolo del persecutore e l’altro nuovamente quello della vittima.
Come funziona un rapporto di codipendenza affettiva?
Nella codipendenza affettiva la dedizione a tratti soffocante del codipendente non permette all’altro di intraprendere un percorso di guarigione, creando un circolo vizioso in cui lo stato di bisogno di uno alimenta la necessità dell’altro di “salvarlo”.
In questo schema reiterante la persona codipendente, avvezza alla mancanza di reciprocità, è portata a dare priorità assoluta alle esigenze del compagno a discapito del proprio benessere.
Sempre pronto a ricominciare ed investire nuovamente nella relazione, accetta che le promesse dell’altro non vengano mantenute e che il partner non rispetti le aspettative.
Il timore di essere abbandonati è consueto tra le persone codipendenti, può essere il risultato di traumi emotivi passati, portando ad evitare conflitti per paura che la persona amata possa prendere le distanze.
Una relazione codipendente può durare?
La codipedenza affettiva ha una dinamica relazionale disfunzionale basata su un legame di bisogno (esigenza di curare e necessità di essere curati) che si pone come vincolo nel rapporto.
L’inserimento in questa spirale permette al legame di essere difficile da sciogliere e consente alla relazione di perdurare nel tempo.
Può succedere, però, che il soggetto bisognoso risolva i problemi per cui sentiva la necessità di essere curato, interrompendo il circolo vizioso. In tal caso, il vincolo si scioglie poiché viene meno il motivo del legame.
Quali possono essere le cause della codipendenza affettiva?
Tipicamente nel vissuto di una persona codipendente si può rintracciare:
La codipendenza affettiva si può curare?
La codipendenza può essere analizzata e affrontata attraverso un percorso di psicoterapia.
Con il giusto supporto terapeutico, il soggetto può concedersi di ascoltare le proprie emozioni con lo scopo di elaborare il proprio vissuto e capire cos’ha contribuito alla creazione degli schemi relazionali tossici.
Parlare con un professionista implica cambiare il modo in cui viene gestito il dialogo interno, insegnando al soggetto a parlare a sé stesso in maniera più amorevole e positiva.
Riportare l’attenzione su sé stesso e dedicarsi del tempo esclusivo può essere il primo passo per iniziare a lavorare sull’individualità.
E’ molto importante riconoscere il proprio valore indipendentemente dall’ importanza che da il partner affinchè il soggetto inizi a fare un lavoro di autosservazione non giudicante e di conoscenza personale.
Rinunciare al ruolo salvifico e prendere le distanze dalla propria relazione permette di entrare in nuovi rapporti in maniera più sana e consapevole.
Presso il Centro San Michele Soc. Coop. Soc. è possibile intraprendere un percorso di psicoterapia, richiedi informazioni senza impegno attraverso l’apposito form.
Il codipendente mette in atto delle dinamiche similari alla tossicodipendenza poiché la relazione tossica con il partner assume un ruolo centrale nella vita e nei pensieri del soggetto che pianificherà la quotidianità in funzione dell’altro, esattamente come avviene nella vita di uno schiavo della droga per la sostanza.
Chi è il codipendente affettivo?
Il profilo psicologico del codipendente affettivo si può distinguere per:
- bassa autostima
- stati di ansia ricorrenti
- fatica a riconoscere il proprio valore individuale
- difficoltà a definire dei limiti nel rapporto e rispettarli
- immoderata attenzione alle esigenze del partner
- propensione a prendersi cura dei bisogni degli altri
- tendenza ad esprimere sé stesso in maniera eccessiva
- sensi di colpa
- autodisprezzo
- senso di inadeguatezza
- paura di essere abbandonato
- forte tendenza al controllo
- eccessivamente responsabile
- bisogno di approvazione
- orientamento alla scelta di partner sofferenti che possano “guarire” grazie alle sue cure.
Il soggetto bisognevole spesso è una persona con:
- fragilità
- problemi personali
- disturbi di personalità
- dipendenze di diversa natura (alcolismo, tossicodipendenza, ludopatia ecc.).
La triangolazione dei ruoli
E’ da notare che in questo tipo di relazione disfunzionale esistono tre ruoli che vengono assunti dai soggetti coinvolti: vittima, salvatore e persecutore.
I ruoli sopracitati vengono ciclicamente alternati creando una triangolazione tipica delle dinamiche di un rapporto codipendente.
Alle origini del rapporto il codipendente affettivo assume il ruolo del salvatore mentre il partner bisognoso assume il ruolo della vittima, successivamente quest’ultimo diventa il persecutore e di conseguenza l’altro la vittima.
In tempi successivi ci sarà un’inversione dei ruoli che porterà il partner codipendente ad assumere il ruolo del persecutore e l’altro nuovamente quello della vittima.
Come funziona un rapporto di codipendenza affettiva?
Nella codipendenza affettiva la dedizione a tratti soffocante del codipendente non permette all’altro di intraprendere un percorso di guarigione, creando un circolo vizioso in cui lo stato di bisogno di uno alimenta la necessità dell’altro di “salvarlo”.
In questo schema reiterante la persona codipendente, avvezza alla mancanza di reciprocità, è portata a dare priorità assoluta alle esigenze del compagno a discapito del proprio benessere.
Sempre pronto a ricominciare ed investire nuovamente nella relazione, accetta che le promesse dell’altro non vengano mantenute e che il partner non rispetti le aspettative.
Il timore di essere abbandonati è consueto tra le persone codipendenti, può essere il risultato di traumi emotivi passati, portando ad evitare conflitti per paura che la persona amata possa prendere le distanze.
Una relazione codipendente può durare?
La codipedenza affettiva ha una dinamica relazionale disfunzionale basata su un legame di bisogno (esigenza di curare e necessità di essere curati) che si pone come vincolo nel rapporto.
L’inserimento in questa spirale permette al legame di essere difficile da sciogliere e consente alla relazione di perdurare nel tempo.
Può succedere, però, che il soggetto bisognoso risolva i problemi per cui sentiva la necessità di essere curato, interrompendo il circolo vizioso. In tal caso, il vincolo si scioglie poiché viene meno il motivo del legame.
Quali possono essere le cause della codipendenza affettiva?
Tipicamente nel vissuto di una persona codipendente si può rintracciare:
- famiglia d’origine con problematiche di dipendenza (affettiva o da sostanze)
- violenze domestiche
- abusi
- genitore narcisista
- genitore con problemi psicologici importanti
- origine da famiglia disfunzionale
- lutto precoce
La codipendenza affettiva si può curare?
La codipendenza può essere analizzata e affrontata attraverso un percorso di psicoterapia.
Con il giusto supporto terapeutico, il soggetto può concedersi di ascoltare le proprie emozioni con lo scopo di elaborare il proprio vissuto e capire cos’ha contribuito alla creazione degli schemi relazionali tossici.
Parlare con un professionista implica cambiare il modo in cui viene gestito il dialogo interno, insegnando al soggetto a parlare a sé stesso in maniera più amorevole e positiva.
Riportare l’attenzione su sé stesso e dedicarsi del tempo esclusivo può essere il primo passo per iniziare a lavorare sull’individualità.
E’ molto importante riconoscere il proprio valore indipendentemente dall’ importanza che da il partner affinchè il soggetto inizi a fare un lavoro di autosservazione non giudicante e di conoscenza personale.
Rinunciare al ruolo salvifico e prendere le distanze dalla propria relazione permette di entrare in nuovi rapporti in maniera più sana e consapevole.
Presso il Centro San Michele Soc. Coop. Soc. è possibile intraprendere un percorso di psicoterapia, richiedi informazioni senza impegno attraverso l’apposito form.